One Person Billion Dollar Company. Arriverà? Siamo pronti al solopreneur?
La startup da 1 miliardo con 1 solo dipendente
Innovazione: la vera domanda
Ogni volta che l’innovazione bussa alla porta, la questione non è mai “se arriverà”, ma quale forma darà alla società. Anzi, ancora più netto: chi la guiderà e quale forma le darà l’uomo che la usa.
Siamo sempre davanti a un bivio: da un lato lo scenario, dall’altro l’impatto. In mezzo, la parte che più ci riguarda: le riflessioni finali.
E allora, di fronte a questa nuova ondata, la domanda è semplice e radicale: ci renderà migliori o peggiori?
Etica e startup, una scelta di campo
Lo dico con un pezzo di vita addosso: da più di dodici anni lavoro con le startup. Non per speculare, ma per costruire nuove economie, dare fiato ai talenti, rialzare territori che arrancano, colmare i gap culturali, digitali ed economici. Perché l’imprenditoria non è solo business: è futuro, è impatto sociale.
Ogni tanto mi dicono: “sei troppo etico”. Forse. Ma quando mi hanno offerto opportunità professionali, o addirittura quote societarie per riconoscenza, ho sempre detto di no. Perché l’arbitro non può giocare con una delle squadre in campo. Quello che altrove è normale, qui sembra quasi anomalo, alieno. Se lavori per un progetto collettivo senza scopo di lucro, come fai a permetterti di spaccarlo per interesse personale?
E dall’altra parte, c’è chi mi chiede: “ma perché fai NAStartUp solo a Napoli?”
Oltre i finanziamenti, l’impatto
Ecco perché, nel mondo delle startup, non guardo solo a quanti soldi arrivano o a quanti progetti vengono finanziati. Ciò che conta davvero è che chi entra in questo ecosistema resti nel mondo del lavoro, che non si perda capitale umano (Sulla scia dell’impulso offerto in Italia dal libro La nuova geografia del lavoro di Enrico Moretti – Il Futuro del Lavoro Video)
Per me non esistono sprechi di investimenti quando l’impatto sociale è reale, tangibile, vivo. E se è vero che una startup nasce dal suo team, nell’innovazione vale sempre una regola: mai dire mai.
Scenario: Uno sconosciuto al comando di un unicorno: l’era del solopreneur miliardario
In un mondo dove cloud, marketplace e automazione hanno reso il business più leggero, la solitudine imprenditoriale smette di essere un limite. Costruire da soli un unicorno da miliardo di dollari non è più fantascienza: gli AI agents – software capaci di agire in autonomia e persino collaborare tra loro – trasformano l’utopia in una possibilità concreta
(Forbes, TechCrunch).
Dal mito alla pratica
L’articolo di Forbes (17 febbraio 2025) racconta la storia di Emily, una solopreneur che, senza team né investimenti mastodontici, sfrutta piattaforme no-code e strumenti AI per lanciare un business pubblicitario e-commerce. È l’immagine simbolo della “silopreneurship”, il modello di impresa individuale che sta prendendo piede. (Forbes, BestofAI).
Previsioni e teorie
Sam Altman (OpenAI) è certo: il primo unicorno “one-person company” arriverà presto. E la teoria accademica conferma: la AIET (AI Enabled Individual Entrepreneurship Theory) identifica tre leve della trasformazione:
- democratizzazione della conoscenza,
- abbattimento del capitale necessario,
- riduzione del rischio imprenditoriale
(arXiv).
L’era dei dipendenti-AI
Non è solo teoria: agenti come Harvey (legale), Devin (sviluppatore) o quelli di Artisan (vendite) sono già inseriti nei team con tanto di badge aziendale. “Così nasce la collaborazione umani-AI”, spiega Sarah Franklin, CEO di Lattice (TechCrunch).
La dimensione umana
Eppure, anche nell’era dell’AI, la ricerca di un partner resta naturale. “Essere imprenditore è un viaggio solitario, vuoi un cofondatore”, ha ricordato Liu al WEF di Davos. Non è “uomo vs. macchina”, ma “uomo con macchina”. O, come dice Richard Socher (You.com): “ogni lavoratore diventerà manager di AI, ciascuno un piccolo imprenditore” (TechCrunch).
Numeri che sorprendono
I dati confermano la tendenza. Negli Stati Uniti le startup fondate da una sola persona sono raddoppiate nell’ultimo decennio, raggiungendo il 35% nel 2024. Solo il 17% ha ottenuto fondi VC, ma la curva è chiara
(WSJ). Intanto, aziende come Safe Superintelligence o Anysphere dimostrano che si può scalare con team ridottissimi, mentre colossi come WhatsApp o Nvidia insegnano che non servono eserciti per generare valore straordinario (Carta,TechCrunch, WSJ).
Ombre sul futuro
L’efficienza ha un prezzo. Se gli AIagents prendono in carico task chiave, quale spazio resterà al lavoro umano? La velocità dell’adozione rischia di travolgere la capacità di adattamento. Non è la prima rivoluzione industriale, ma questa volta il ritmo potrebbe essere letale
Il futuro? È scritto nella tensione tra la potenza della solitudine digitale e la fragilità della società reale.
Un unicorno solitario può nascere. Ma la domanda resta: sarà un sogno condiviso, o una corsa in cui resteremo indietro?
Impatto Sociale: Se davvero arrivasse un unicorno con un 1 dipendente
Le considerazioni etiche e sociali sarebbero molte e profonde.
1. Il lavoro che scompare
Un unicorno con un solo dipendente mette in discussione il tradizionale rapporto tra capitale, lavoro e crescita economica. Se per creare miliardi di valore basta un algoritmo, che ruolo resta alle persone? E soprattutto: che ne è di salari, contributi, redistribuzione?
2. La concentrazione del potere
Un’impresa che genera un impatto globale con pochissime persone amplifica il rischio di una concentrazione enorme di ricchezza e potere decisionale nelle mani di pochissimi. È un modello “capital-heavy” tecnologico ma “human-light” sociale.
3. Il senso di comunità
Le aziende sono state storicamente luoghi di identità collettiva e di comunità. Se l’organizzazione si riduce a un individuo più macchine, cosa resta del valore umano di fare impresa insieme?
4. L’etica della responsabilità
Un solo dipendente significa anche un solo “responsabile”? Chi risponde delle decisioni prese da un’AI che scala miliardi di dollari? E davanti a quali tribunali o regolatori?
5. L’innovazione senza lavoro?
La retorica dell’innovazione si è sempre accompagnata alla creazione di nuovi mestieri. Ma se il paradigma cambia, se il futuro è di aziende iper-scalabili senza forza lavoro, allora bisogna ridefinire il patto sociale: reddito, welfare, tasse, persino l’idea di dignità lavorativa.
6. Geopolitica della disuguaglianza
Un unicorno “one-man company” potrebbe essere il simbolo definitivo del divario tra chi controlla la tecnologia e chi la subisce. Un’asimmetria che non riguarda più solo mercati e Stati, ma la stessa tenuta delle democrazie.
Riflessione: Cosa cambierebbe e cosa è già così
Un’economia accentrata in poche mani non è una prospettiva futura: è già la realtà. Una classe sociale che fa lavorare i propri soldi più che sé stessa? È uno scenario che si ripete da secoli.
E l’idea che una sola persona possa incidere sulle sorti di un intero Paese non è fantascienza: il caso Elon Musk con Starlink in Ucraina dimostra che è già possibile.
La domanda allora resta sospesa: questa nuova ondata di innovazione rappresenta davvero una democratizzazione? O è soltanto un accesso “meritocratico” a un’élite economica e finanziaria, riservato a chi riesce a trasformare talento e tecnologia in potere?
Gli Unicorni Azzurri (per me) – quelli che coniugano valore economico e impatto sociale positivo – restano rarità dentro la rarità. E i futuri Unicorni Fluo, creati da una o pochissime persone, rischiano di diventare eccezioni ancora più paradossali. Un segnale che gli Unicorni “normali”, già di per sé straordinari, potrebbero non bastare più a raccontare la complessità del nostro tempo.