Il Futuro del Giornalismo: Crisi e Rinascita di un Pilastro della Democrazia
Il giornalismo è un’attività professionale (ecco perché c’è un ordine e degli organismi pubblici) basata sulla raccolta, verifica e diffusione di notizie secondo criteri di imparzialità ed etica. L’informazione diffonde dati e notizie in modo unidirezionale, mentre la comunicazione crea un’interazione tra mittente e destinatario. Se la prima si concentra sui fatti, la seconda punta al coinvolgimento e alla risposta del pubblico.
Mentre il giornalismo nasce per garantire credibilità e contestualizzazione, l’informazione può essere grezza, parziale o non verificata. Nell’era digitale, distinguere tra le due è essenziale per contrastare la disinformazione e tutelare il diritto dei cittadini a essere informati in modo corretto.Tutto il giornalismo è informazione, ma non tutta l’informazione è giornalismo.
Tutti possono raccontare un episodio, bello o brutto, sui social. Ma cosa accade se in territori sempre più vasti non ci sono più giornalisti? Chi analizza, verifica e denuncia fenomeni come il malaffare e la criminalità organizzata? Non è un tipo di contenuto che molti sceglierebbero di condividere sui social per ottenere visibilità, eppure è essenziale per la democrazia e la sicurezza di un territorio.
Questo è solo un esempio, ma l’evoluzione del giornalismo sta ridefinendo il rapporto tra giornalista e testata. Sempre più spesso, sono i giornalisti stessi a creare testate social, raccontando con passione e dedizione la realtà dei territori, spesso senza tutele né garanzie, ma con un forte senso di responsabilità verso l’informazione e il diritto dei cittadini a conoscere la verità.
Il giornalismo sta attraversando una crisi e un’evoluzione profonda, con ovviamente un’impatto pesante nella società. Questa trasformazione può ancora rappresentare un’opportunità per reinventare il settore? Dai problemi strutturali legati alla perdita di sostenibilità economica alla rivoluzione digitale che ha cambiato il modo in cui consumiamo le notizie, il settore dell’informazione si trova davanti a una sfida cruciale: rimanere rilevante in un’epoca di sovraccarico informativo e fake news.
Economia del Giornalismo vs Economia dell’Informazione
Oggi, a contrapporsi e a muoversi intorno al cittadino-utente – un tempo informato principalmente da edicole, radio e TV – c’è la cosiddetta infosfera, caratterizzata da velocità differenziate: da un lato, i Social Network, che nascono, vivono e si sviluppano sui Media Digitali (New Media*); dall’altro, un’Editoria che fatica a tenere il passo, rallenta e spesso annaspa, alternando resistenza e, in alcuni momenti, resilienza di fronte all’innovazione e alla rapidità delle trasformazioni digitali del settore.
*Già nel 2000, con la pubblicazione di New Media (Edizioni Elissi), il primo libro italiano dedicato al tema e adottato nei corsi di Scienze della Comunicazione nelle università italiane, avevo anticipato il ruolo centrale che la digitalizzazione avrebbe avuto nell’evoluzione dell’informazione.
Il giornalismo deve ritrovare spazi e strumenti per il tempo della riflessione e dell’approfondimento, perché non tutto può inseguire la rapidità dei social, ma deve offrire valore attraverso analisi e contestualizzazione. Servono più strumenti per accelerare questa trasformazione? Il paradosso è che la digitalizzazione viene promossa con forza in tutti i settori industriali, mentre dovrebbe essere proprio l’editoria a guidare questo cambiamento, estendendolo agli altri. Se assumesse un ruolo di leadership, potrebbe persino ricevere una spinta maggiore, con imprese che, riconoscendone il valore, reinvestirebbero nel settore.
Il mercato pubblicitario e i media
Il mercato punta a vendere prodotti e servizi, selezionando i canali su cui investire e da sponsorizzare per catturare l’attenzione di potenziali o futuri acquirenti, generare awareness, stimolare il ricordo (reminder) e massimizzare la conversione (redemption).
Distribuzione degli investimenti pubblicitari in Italia
Secondo i dati dell’Osservatorio Internet Media della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2023 la distribuzione degli investimenti pubblicitari in Italia è stata la seguente:
• Internet: 48%
• Televisione: 35%
• Out of Home (OOH): 7%
• Stampa: 6%
• Radio: 4%
Dati estratti dal comunicato stampa dell’Osservatorio Internet Media, pubblicato a giugno 2024.
Italia fanalino di coda negli investimenti digitali
L’Italia è tra i Paesi europei con il più basso investimento pubblicitario in Internet, rispetto ad altre nazioni che hanno già consolidato la transizione digitale:
• Francia: 58,7%
• Spagna: 59,7%
• Regno Unito: 81,0%
• Germania: 55,4%
Dati sugli investimenti pubblicitari in Europa negli ultimi 15 anni forniti da Confindustria Radio TV.
Questo scenario evidenzia come l’Italia debba accelerare il processo di digitalizzazione dell’editoria e dei media per restare competitiva in un mercato sempre più dominato dal digitale.
Domande Aperte
È più veloce far nascere nuove startup per innovare il mondo dell’editoria giornalistica o rimodernare il sistema editoriale italiano?
Considerato che non sono stati previsti investimenti specifici per le startup dell’editoria giornalistica (un indicatore chiave è l’assenza di un supporto mirato nella rete degli Acceleratori sviluppati da Cassa Depositi e Prestiti), come si può colmare questa lacuna?
Esiste una formula che garantisca ai cittadini un accesso più equo all’informazione giornalistica, bilanciando gli interessi economici dei gruppi editoriali con il diritto a un’informazione libera e indipendente?
La politica italiana sarebbe disposta ad accettare un sistema di editoria giornalistica più indipendente e competitivo?
I progetti editoriali che nascono online su diverse piattaforme, spesso spinti da un’intuizione, una passione o una dinamica dal basso, non possono autoformarsi né autogenerarsi senza la presenza di un giornalista con il ruolo di direttore responsabile. Di conseguenza, crescono senza contribuire realmente allo sviluppo di una cultura solida dell’informazione giornalistica e/o catalizzati dall’idea prevalentemente speculativa-imprenditoriale.
Sebbene la Costituzione italiana tuteli la libertà di espressione attraverso l’Articolo 21 – “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.” – il sistema dell’informazione italiana resta caratterizzato da pesi e conflitti. L’editoria giornalistica è fortemente intrecciata con la politica, e la politica ha un’influenza significativa sull’editoria – l’editoria è nella politica e la politica nell’editoria] – creando un ecosistema dove gli interessi industriali spesso prevalgono sul diritto dei cittadini a un’informazione veramente indipendente.
Di fatto l’industria dell’informazione ha subito un tracollo negli ultimi decenni. In Inghilterra, dal 2004, Dal 2004, negli Stati Uniti hanno chiuso circa 1.800 giornali, con una media di 100 chiusure all’anno. Solo nel 2020, anno segnato dalla pandemia, hanno cessato l’attività 85 redazioni locali. Sempre negli Stati Uniti, il 47% dei lavoratori nel settore è scomparso. La causa principale? Il modello economico tradizionale dei giornali non è più sostenibile. La vendita di copie cartacee è crollata, la pubblicità si è spostata sui colossi digitali come Google e Facebook, e la fidelizzazione dei lettori è diventata sempre più difficile.
Un Nuovo Ecosistema per il Giornalismo
Il giornalismo non può più basarsi su un pubblico di massa indistinto. Il lettore oggi è un utente attivo, immerso in un ecosistema di informazioni continuo, personalizzato dagli algoritmi delle piattaforme social. Le notizie non vengono più lette in maniera lineare, ma consumate attraverso notifiche, feed e aggiornamenti costanti.
Questa frammentazione ha reso necessario un nuovo approccio nella gestione dell’informazione:
Comprendere il lettore: l’edicolante del passato conosceva i gusti del suo pubblico [Tra il 2019 e il 2023, sono scomparse quasi 2.700 edicole, pari a una riduzione del 16% a livello nazionale] Oggi, grazie ai dati e agli algoritmi, i giornali possono profilare meglio i lettori, personalizzando l’offerta di contenuti.
Distribuire al pubblico giusto: l’editoria, un tempo, contava su figure specializzate come tipografi e rotativisti per la realizzazione della stampa fisica, professioni ormai scomparse. Chi si occupava della qualità tipografica e della produzione aveva un ruolo chiave, così come avviene per la logistica. Oggi, questa attenzione deve essere applicata al digitale, non semplicemente delegando la distribuzione ai canali digitali, che rappresentano sì un’opportunità, ma anche una concorrenza diretta.
Migliorare la qualità dell’informazione: in un’epoca di disinformazione, il valore dell’accuratezza e della verifica delle fonti è più cruciale che mai.
Innovare il modello economico: non basta più vendere giornali, bisogna sviluppare nuovi flussi di entrate come abbonamenti premium, eventi, formazione e community.
[Se un imprenditore non investe nella sua impresa in perenne perdita o senza favorirne una crescita adeguata, o è incapace, o trae maggiori profitti altrove, o persegue interessi strategici indiretti all’interno del suo stesso gruppo di società.]
Il Ruolo della Tecnologia e dell’Intelligenza Artificiale
L’Intelligenza Artificiale può svolgere un ruolo cruciale nella trasformazione del giornalismo. Non si tratta di sostituire i giornalisti con macchine, ma di sfruttare strumenti avanzati per:
• Analizzare enormi quantità di dati e identificare connessioni, tendenze emergenti e interessi latenti o ricorrenti.
• Personalizzare l’esperienza del lettore senza creare bolle informative, ad esempio geolocalizzando contenuti e focalizzando l’attenzione su temi di rilevanza territoriale.
• Automatizzare attività ripetitive, consentendo ai giornalisti di concentrarsi su inchieste, approfondimenti e narrazione di qualità.
L’IA può ampliare l’accesso alle notizie e migliorare la fruizione dell’informazione, ma solleva anche questioni etiche cruciali: come garantire trasparenza, neutralità e prevenire la manipolazione dei contenuti?
Il Giornalismo come Servizio Pubblico
Il giornalismo ha una funzione sociale fondamentale: informare i cittadini affinché possano prendere decisioni consapevoli nella vita locale, nazionale e internazionale. Un’informazione di qualità è un diritto e una necessità democratica. Se il giornalismo fallisce, la società perde un pilastro fondamentale per la costruzione di una comunità informata e consapevole.
Ripensare il Giornalismo per il Futuro
L’integrazione tra giornalisti e manager, tra contenuto e sostenibilità economica, è una delle chiavi per rilanciare il settore. Servono nuovi modelli di business, nuove professionalità e una capacità di adattamento che non può più essere rimandata.
La sfida è chiara: il giornalismo deve reinventarsi per rimanere un faro di verità in un mare di informazioni spesso caotico e manipolabile.
La qualità del dibattito pubblico e le priorità di una società dipendono dalla qualità del giornalismo. Un giornalismo di valore non si limita a discutere di politica, ma interroga la politica su cosa sia necessario fare e come farlo, guidando il dibattito verso soluzioni concrete anziché sterile polemica.
Non può essere la politica il centro del dibattito pubblico, ma devono esserlo le interazioni, le evoluzioni e lo sviluppo della società. Il giornalismo ha il compito di orientare la discussione su ciò che davvero conta per il progresso collettivo, ponendo al centro i bisogni delle persone, le trasformazioni culturali, economiche e tecnologiche che plasmano il nostro futuro. Solo così il dibattito pubblico può essere realmente costruttivo e proiettato verso l’innovazione e il cambiamento positivo.
Note
Questo post e queste riflessioni nascono dal tentativo di offrire un contributo e una fotografia attuale di ciò che osservo da una posizione privilegiata, in uno snodo cruciale dell’informazione e dell’innovazione. Un aspetto accomuna il ruolo del giornalista e quello dell’innovatore: entrambi devono reinventarsi costantemente per continuare a esercitare la loro arte del fare