[English version follows]
Poche ore fa ho scoperto che Reid Hoffman, il fondatore di LinkedIn e uno tra i più grandi e bravi investitori, ha intervistato lo chef Massimo Bottura nel suo podcast POSSIBLE insieme alla coautrice Aria Finger.
Da un estratto è emerso, durante il confronto, un interessante riflessione sulla cucina, alimentazione e tecnologie per lo Chef.
Bottura ha sottolineato quanto sia importante per uno chef concentrarsi sulla creazione piuttosto che sulla replicabilità. Ha espresso la sua passione per le tecnologie e ultima e non ultima per l’intelligenza artificiale, interrogandosi su come queste possano aiutare a ottimizzare il prodotto.
Ha citato l’esempio di Italpizza, un’azienda di Modena che produce pizze congelate con l’ambizione di replicare la perfezione della “Pizza Napoletana”, garantendo lo stesso standard di qualità indipendentemente dal luogo di cottura, che sia in Inghilterra, Los Angeles o altrove.
Bottura ha spiegato che l’approccio freddo delle macchine permette di ottenere una pizza perfetta in termini di ingredienti e temperature di cottura, eliminando gli errori umani e permettendo agli chef di concentrarsi su nuove creazioni. La riflessione si è quindi concentrata su come le tecnologie possano supportare l’arte culinaria senza sostituire la creatività umana, ma piuttosto migliorando l’efficienza e la qualità del prodotto finale.
Pizza Vs Innovazione
Mi sono sentito particolarmente coinvolto da questo tema per due motivi. Da un lato, la pizza, l’arte di fare la pizza, fa parte della storia e della tradizione della mia famiglia, che gestisce una pizzeria da oltre 100 anni: Antica Pizzeria Prigiobbo. Dall’altro, mi occupo di innovazione e produzioni nel settore industriale da più di 30 anni e da 15 anni sono coinvolto nell’economia delle startup [qui il mio format Versus Pizzaioli Vs Startupper del 2014 fatto per ]. Quindi, vedere come queste due mondi si incontrano e possono convergere è per me punto di riflessione a vari livelli.
Mi sono chiesto perché Bottura sia così affascinato dalle tecnologie per massimizzare la replicabilità dei suoi prodotti. Quando cerchiamo di massimizzare e standardizzare un prodotto, anche se eccellente, intraprendiamo la strada del processo industriale. Qui stiamo parlando di un prodotto artigianale, quindi fatto con la manualità di un artigiano (o da un artista). Ma cos’è la cosa più buona di una pizza? Per me è scoprirne una sempre diversa, sempre uguale e sempre buona! Provare il sapore e assaggiare sempre la stessa pizza farebbe perdere il suo fascino ma soprattutto la stagionalità e l’unicità dei prodotti freschi. Quando andiamo in una pizzeria? Si c’è la pizza che preferiamo, ma non è mai uguale a partire dall’odore fino al sapire. Assaggiare una pizza buona e sempre uguale ci potrebbe all’esperienza di un McDonald o di una Domino’s Pizza. Torniamo nella stessa pizzeria a provare la stessa pizza o cerchiamo come si fa la pizza da qualche altra parte?
Inoltre, la pizza è un prodotto che cambia di mese in mese, di stagione in stagione, con tanti ingredienti come il pomodoro, l’origano e molti altri. La pizza è un prodotto che per eccellenza può essere una forma di artigianato e unicità, proprio perché cambia giorno per giorno in anno, in base anche all’umidità e la temperatura con cui cresce la pasta e dai secondi in cui viene cotta nel forno [non ne capisco nulla, qui vado a memoria di quello che mi ha sempre raccontato mio padre]
A questo punto, c’è da fare una riflessione. Se andiamo in un locale e il prodotto è standardizzato, che senso ha avere uno chef? Se quel prodotto è sempre lo stesso, con lo stesso standard, a quel punto può essere fatto completamente da una macchina, magari un distributore di pizza o un robot, come già esistono. Ecco che, paradossalmente, gli estremi si toccano. L’intelligenza e le tecnologie sono strumenti a supporto della produzione, ma bisogna capire dove c’è il limite. Una cosa è la semplificazione del lavoro e un’altra è l’ottimizzazione che porta alla standardizzazione e all’industrializzazione, quindi all’assenza stessa di fare una pizza che sia Napoletana, unica da pizzeria a pizzeria, da pizzaiolo a pizzaiolo.
Schede in Appendice
Massimo Bottura: Un Maestro della Cucina Italiana
Massimo Bottura è uno degli chef più celebri a livello mondiale, famoso per la sua cucina italiana innovativa. Nato a Modena, Bottura è il geniale proprietario dell’Osteria Francescana, un ristorante che ha conquistato tre stelle Michelin e ha ottenuto il prestigioso primo posto nella classifica dei 50 migliori ristoranti del mondo. La sua arte culinaria è una straordinaria fusione di tradizione e innovazione, dove ingredienti di altissima qualità si combinano con tecniche moderne per creare piatti che sorprendono e deliziano.
Reid Hoffman: Architetto del Successo delle Startup
Reid Hoffman è un imprenditore e venture capitalist statunitense, noto soprattutto per essere il co-fondatore di LinkedIn, il più grande network professionale del mondo. La sua visione ha contribuito in modo cruciale al successo di PayPal, dove ha servito come membro del consiglio e investitore. Ma Hoffman non si è fermato lì: ha continuato a investire in un’infinità di startup di successo, tra cui Airbnb, Facebook e Zynga, diventando una figura chiave nella crescita di queste aziende. Inoltre, è autore e co-conduttore del podcast “Masters of Scale”, dove intervista imprenditori e leader del mondo degli affari, esplorando le strategie che hanno portato le loro aziende a crescere e prosperare.
La puntata Integrale del podcast è Massimo Bottura on the future of food and creativity [link]
Pizza vs Artificial Intelligence
A few hours ago, I discovered that Reid Hoffman, the founder of LinkedIn and one of the greatest and most skilled investors, interviewed Chef Massimo Bottura on his podcast POSSIBLE, along with co-author Aria Finger.
From an excerpt, an interesting reflection on cooking, nutrition, and technology emerged during the discussion with the Chef.
Bottura emphasized how important it is for a chef to focus on creation rather than replicability. He expressed his passion for technologies and, last but not least, for artificial intelligence, questioning how these can help optimize the product.
He cited the example of Italpizza, a company from Modena that produces frozen pizzas with the ambition of replicating the perfection of the “Neapolitan Pizza,” ensuring the same quality standard regardless of the place of cooking, whether in England, Los Angeles, or elsewhere.
Bottura explained that the cold approach of machines allows for a perfect pizza in terms of ingredients and cooking temperatures, eliminating human errors and allowing chefs to focus on new creations. The reflection then focused on how technologies can support culinary art without replacing human creativity but rather improving efficiency and the quality of the final product.
Pizza vs Innovation
I felt particularly involved in this topic for two reasons. On one hand, pizza, the art of making pizza, is part of my family’s history and tradition, which has been running a pizzeria for over 100 years: Antica Pizzeria Prigiobbo. On the other hand, I have been involved in innovation and production in the industrial sector for more than 30 years and for 15 years I have been engaged in the startup economy [here is my 2014 format Versus Pizzaioli Vs Startupper]. So, seeing how these two worlds meet and can converge is a point of reflection for me on various levels.
I wondered why Bottura is so fascinated by technologies to maximize the replicability of his products. When we try to maximize and standardize a product, even if excellent, we embark on the path of the industrial process. Here we are talking about a handmade product, therefore made with the craftsmanship of an artisan (or an artist). But what is the best thing about a pizza? For me, it’s discovering one that is always different, always the same, and always good! Tasting the flavor and experiencing the same pizza every time would make it lose its charm but especially the seasonality and uniqueness of fresh products. When do we go to a pizzeria? Yes, there is the pizza we prefer, but it is never the same, from the smell to the taste. Tasting a good and always the same pizza could lead us to the experience of a McDonald’s or a Domino’s Pizza. Do we return to the same pizzeria to try the same pizza, or do we look for how pizza is made somewhere else?
Moreover, pizza is a product that changes from month to month, season to season, with many ingredients like tomato, oregano, and many others. Pizza is a product that, by its nature, can be a form of craftsmanship and uniqueness precisely because it changes day by day, year by year, depending on the humidity and temperature with which the dough rises and the seconds it is cooked in the oven [I know nothing about this, here I rely on what my father always told me].
At this point, a reflection is needed. If we go to a place and the product is standardized, what is the point of having a chef? If that product is always the same, with the same standard, then it can be made entirely by a machine, perhaps a pizza dispenser or a robot, as already exists. Here, paradoxically, the extremes meet. Intelligence and technologies are tools to support production, but it is necessary to understand where the limit is. One thing is the simplification of work, and another is the optimization that leads to standardization and industrialization, thus to the very absence of making a pizza that is Neapolitan, unique from pizzeria to pizzeria, from pizzaiolo to pizzaiolo.